La Società Italiana di Fitoterapia già da tempi non sospetti, attraverso i suoi corsi e i suoi congressi, evidenziava il problema della guida di autoveicoli da parte di pazienti in terapia con cannabinoidi. In particolare si era sempre focalizzata la nota del Decreto 9 novembre 2015 sull’uso della cannabis terapeutica, che recitando letteralmente “I soggetti in terapia…dovrebbero essere esentati dalla guida di veicoli o dallo svolgimento di lavori che richiedono allerta mentale e coordinazione fisica per almeno 24 ore dopo l’ultima somministrazione” introduceva un bizantino condizionale adatto appunto a condizionare le abitudini dei pazienti e a gettarli nello sconforto. Rimaneva però la necessità di dimostrare lo stato di alterazione psicofisica di una persona alla guida, mediante un esame clinico, prima di eventuali provvedimenti quali la sospensione della patente. Questa possibilità ora è stata abolita, in nome di una tolleranza zero contro le “droghe”. Basterà infatti un test sulla saliva effettuato sulla strada: se positivo, la patente può essere sospesa per tre anni. La possibilità di una vita normale può essere compromessa quindi da un kit per la saliva praticato da un agente stradale. Senza pensare che i test, anche se eseguiti in ospedale, devono essere controllati anche per la possibilità di falsi positivi, e messi in relazione allo stato clinico della persona (ad esempio, se da un esame del sangue risultano globuli bianchi aumentati, non si fa automaticamente diagnosi di leucemia e si inizia chemioterapia!). Si è cercato di intervenire nei mesi scorsi in sede di discussione, purtroppo non siamo stati invitati alle audizioni preliminari, ma abbiamo fornito il nostro supporto ad associazioni di pazienti che invece sono state invitate a riferire. Tutto ciò è stato invano, e il legislatore ha deciso così di agire con la scure in un campo che invece meritava un approccio scientifico. Le sostanze poste all’indice, a parte l’alcool, sono i cannabinoidi, gli oppiacei e le benzodiazepine, che sono FARMACI prima che eventuali sostanze d’abuso. Si è così approvato il codice della strada, e solo dopo ci si è accorti, grazie alla levata di scudi di malati e associazioni, dei gravissimi problemi che insorgeranno quando questo codice sarà in vigore. E ora si passa la patata bollente ad altri ministeri, in attesa di un altro eventuale tavolo di lavoro, rimandando le decisioni alle calende greche, mentre a giorni il codice sarà attivo.
Bisogna dare atto che i primi a protestare contro queste decisioni sono stati i pazienti in terapia con la cannabis e i medici (rari) che si occupano di cannabinoidi, probabilmente perché, loro malgrado, sono avvezzi a districarsi da anni tra le mille difficoltà loro imposte da leggi nazionali, leggi regionali, regole e contro regole talora paradossali, che spesso rasentano il boicottaggio alla possibilità di cura. Come però riportato in precedenza, la scure si abbatterà anche sui pazienti in terapia con altri farmaci. Intanto gli oppiacei, e come si legge sul “foglietto illustrativo” di uno dei kit, si potrà risultare positivi anche dopo settantadue ore (tre giorni!) dall’assunzione di tramadolo. Circa 400.000 pazienti seguono terapie croniche con oppiacei, mentre 2,5 milioni li utilizzano per periodi limitati sotto stretto controllo medico, come riportato da un comunicato del 2 dicembre scorso della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti), insieme all’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (Aisd), la Società Italiana Patologie da Dipendenza (SIPaD) e la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg). Comunicato che peraltro dimentica guarda un po’ di citare i cannabinoidi, come se non si trattasse di farmaci utilizzati in primis proprio in terapia antalgica, ma che a quanto pare non meritano attenzione. E il problema ancora più grande riguarda le benzodiazepine, che secondo recenti articoli sono utilizzate da quindici milioni di italiani (uno su quattro), tra cui ad esempio lo Xanax, che risulta essere al sesto posto tra i farmaci più usati. E non c’è da meravigliarsene, visto l’ampio spettro di indicazioni (ansia acuta, disturbo d’ansia generalizzato, disturbi del comportamento, insonnia, contratture muscolari, epilessia). In questo caso la positività rimane per 24 ore. Nulla in confronto alla cannabis, che viene particolarmente colpita in quanto la positività dopo l’uso, anche saltuario, rimane per giorni e settimane.
Eppure, per quanto riguarda la cannabis terapeutica, bastava guardare come si sono orientate nazioni in cui questa terapia è molto più utilizzata che non in Italia.
Come riporta un documento congiunto del Centro Europeo di Monitoraggio sulle droghe e la dipendenza e del Centro Canadese sull’abuso di sostanze e la dipendenza, in Irlanda, Norvegia e Gran Bretagna i pazienti che guidano dopo aver usato cannabis o prodotti farmaceutici a base di cannabis per questioni mediche sono esentati da accuse di guida alterata da cannabis se possono dimostrare che la sostanza è stata prescritta e non hanno compromissioni. Questo per permettere ai “pazienti che usano cannabinoidi per scopi medici di vivere una vita più normale” (1).
Nel Regno Unito, in particolare, In qualità di paziente a cui è stato prescritto un medicinale a base di cannabis, si può possedere e assumere il medicinale e continuare a guidare un veicolo a motore a condizione che (2):
- non si abbiano alterazioni
- è stato prescritto il medicinale a base di cannabis e questo può essere dimostrato
- il paziente sta seguendo le indicazioni fornite dal suo consulente specialista e le istruzioni fornite dal produttore o dal distributore del medicinale
Il collegio canadese dei medici di famiglia in un apposito documento (3) ha posto le seguenti raccomandazioni: “I pazienti che assumono cannabis essiccata dovrebbero essere avvisati di non guidare per almeno
- Quattro ore dopo inalazione
- Sei ore dopo ingestione orale
- Otto ore dopo inalazione o ingestione se il paziente ha esperienza di euforia
In Israele i pazienti sono autorizzati a guidare tre ore dopo aver fumato cannabis. Se la consumano sotto forma di cibo o di olio, dovranno aspettare sei ore prima di mettersi al volante, mentre chi consuma alcolici dovrà aspettare dodici ore dopo aver preso la cannabis prima di essere autorizzato a guidare (4).
In Germania, è consentito guidare ai pazienti in trattamento con cannabis terapeutica purché rispettino il trattamento e siano considerati capaci e sicuri di guidare. Come riporta un’apposita pagina online ministeriale (5):
“I pazienti dovrebbero discutere con il proprio medico curante se è possibile guidare mentre assumono medicinali a base di cannabis. Si sconsiglia la partecipazione attiva alla circolazione stradale, in particolare all’inizio del trattamento e durante la fase di ricerca del dosaggio corretto… La legge consente ai pazienti che assumono cannabis medicinale prescritta da un medico di prendere parte alla circolazione stradale, anche come conducenti, a condizione che siano in grado di guidare il veicolo in sicurezza. Secondo l’ipotesi, questo è il caso se il farmaco viene assunto in modo affidabile secondo la rispettiva prescrizione. Non esiste un divieto generale di guida per i pazienti che assumono cannabis medicinale.
Piuttosto, la loro attitudine alla guida dipende dal fatto che:
– viene assunto in modo affidabile secondo la prescrizione del medico
– non si osserva alcun peggioramento permanente delle prestazioni
– La partecipazione alla circolazione stradale rappresenta già un rischio per la sicurezza stradale a causa della malattia di base (come dolore cronico o nausea).
– il paziente dimostra un uso responsabile del medicinale.
…Per evitare responsabilità penali, ogni consumatore di cannabis deve verificare criticamente se è idoneo alla guida PRIMA di mettersi in viaggio”.
Questa ampia disamina permette di vedere che è possibile un approccio razionale al problema, in quanto è già stato affrontato in maniera positiva da altri paesi. Ribadiamo che è stato improprio eliminare l’esame delle condizioni psico-fisiche della persona, che peraltro possono essere migliorate, invece che peggiorate, dall’uso di farmaci antidolorifici (come riporta il documento SIAARTI). Le soluzioni a quest’impasse ci sono, possono essere semplici, ma devono essere applicate in fretta. Ancora una volta, siamo costretti a ripeterlo, chi soffre non può aspettare.
- file:///C:/Users/Julia%20Di%20Paula/Downloads/20181120_TD0418132ENN_PDFA%20(2).pdf
- https://www.cicouncil.org.uk/resources/cannabis-driving/cannabis-driving-guidance-for-patients/
- https://www.cfpc.ca/CFPC/media/Resources/Addiction-Medicine/Authorizing-Dried-Cannabis-for-Chronic-Pain-or-Anxiety.pdf
- https://www.haaretz.com/2018-03-15/ty-article/.premium/users-of-medical-cannabis-to-be-allowed-to-drive-3-hours-after-smoking/0000017f-e64b-d97e-a37f-f76f76ce0000
- https://www.pflege-durch-angehoerige.de/cannabis-rezept/
Dottor Francesco Crestani, referente Gruppo di lavoro Cannabis medica della S.I.Fit.